04 ottobre 2017

Delta del Niger, uno scempio alla natura e a un intero popolo. Un po' di storia

Il Delta del Niger è l'area fluviale più vasta dell'Africa, è il terzo delta al mondo. Ha una superficie complessiva di circa 70.000 chilometri quadrati (cento volte più grande di quella del delta del fiume Po')


Era un paradiso ecologico, un ecosistema dove foresta pluviale, paludi alluvionali e anse del fiume si amalgamavano in un perfetto equilibrio tale da far vedere, in modo netto ed inequivocabile, la straordinaria bellezza della natura e da far vivere, attraverso la pesca, la caccia e l'agricoltura oltre 20 milioni di persone.

Oggi non è più così
Alle fine degli anni '50 (esattamente tra il 1956 e il 1957) fu scoperto il petrolio. Le concessioni furono acquistate in particolare dall'anglo-olandese Royal Dutch Shell. Le compagnie, e in particolare la Shell, hanno per decenni occupato l'area, estratto ed inquinato, corrotto i governi (gli introiti da petrolio rappresentano tra il 40 e il 60% del PIL nazionale), infiltrato persone nel governo per condizionarne le scelte e scacciato le popolazioni locali dal loro habitat tradizionale.

Attualmente sono nove le compagnie petrolifere che operano in quel territorio, tra le quali l'italiana ENI, e l'ENI dopo la Shell, è quella che ha il maggior numero di concessioni.

Ken Saro-Wiwa
Nel 1990 nacque il MOSOP (Movement for the Survival of Ogoni People) guidato dallo scrittore e poeta Ken Saro-Wiwa. Iniziarono la loro lotta a partire dallo stato del Rivers (la cui capitale è Port Harcourt, oggi "città del petrolio" con le più grandi raffinerie della Nigeria). Dagli anni '90 iniziarono una dura lotta pacifica prima contro il governo nigeriano e poi contro le compagnie petrolifere.

Il movimento riuscì a portare all'attenzione internazionale il problema del Delta del Niger. Tra le richieste vi era quella di utilizzare gli enormi dividenti del petrolio per le popolazioni locali, che per oltre il 70% vivono sotto la soglia di povertà.

Ken Saro-Wiwa fu arrestato più volte, condannato e infine impiccato, assieme ad altri 8 attivisti del MOSOP, il 10 novembre 1995. Naturalmente l'assassinio del leader Ogoni (oggi un gruppo etnico locale di 500 mila persone), avvenuto durante la sanguinosa dittatura di Sani Abacha, ebbe una grande eco internazionale.

La Shell venne accusata di aver influenzato il governo e quindi di aver avuto un ruolo attivo nell'arresto e la successiva condanna a morte di Ken Saro-Wiwa. La Shell accusata di aver spalleggiato l'allora regime nigeriano affinché Saro Wiwa fosse tolto di mezzo, la Shell accettò nel 2009 di versare 15,5 milioni di dollari a titolo di risarcimento, al fine di chiudere un processo intentato dal popolo degli Ogoni presso un tribunale di New York.

Il MEND
Dopo l'assassinio di Stato (così venne definito anche dalla comunità internazionale) di Ken Saro-Wiwa, la lotta da pacifica divenne armata e in questo contesto si organizzò il MEND, Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Movement for the Emancipation of the Niger Delta). Attivo dall'inizio degli anni 2000 e fino al 2012 aveva come obiettivo quello di attaccare direttamente le compagnie petrolifere ed i suoi dipendenti, anche con rapimenti.

Sin dall'inizio il MEND ha chiesto agli "stranieri" di lasciare quelle terre, pena la morte. Nel 2012, dopo l'ultima azione nella quale attaccarono e distrussero una pipeline dell’Agip a Brass nello stato di Bayelsa, il MEND si sciolse.

La richiesta di indipendenza
Dal 2012 decine di altri gruppi armati iniziarono la lotta per l'autodeterminazione del popolo del Biafra, contro le compagnie petrolifere, contro il governo federale e per la salvaguardia dell'ambiente del Delta del Niger. Il culmine di questa protesta è stato raggiunto proprio quest'anno, 2017, con decine e decine di manifestazioni e decine di migliaia di persone nelle piazze e nelle strade.

Pur di difendere le compagnie petrolifere il governo centrale ha reagito a queste proteste in modo duro e spesso violento, compiendo arresti indiscriminati. Solo nell'ultimo anno sono stati uccisi almeno 150 civili. Se prima i movimenti armati chiedevano semplicemente l'allontanamento delle compagnie straniere colluse con il governo, da qualche mese si fa più insistente la richiesta di secessione di tutto il Biafra.

A cinquant'anni da quella sanguinosa guerra (1967-1970), che vide quasi tre milioni di morti tra i quali un terzo erano bambini, oggi i movimenti di autodeterminazione chiedono a gran voce l'indipendenza e i rapporti con il governo federale diventano sempre più difficili e tesi.

La devastazione
Un rapporto, pubblicato nell'agosto 2011 (Enviromental Assessment of Ogoniland) dell'UNEP (United Nations Environment Programme) ha stabilito che ci vorranno almeno 30 anni di interventi, alcuni dei quali urgenti, e svariati miliardi di dollari per ripristinare l'ambiente naturale. I danni dovrebbero essere pagati dalla Shell, dall'ENI e da tutte le altre compagnie petrolifere

Gas flaring
Fiamme che oscurano il cielo e accendono le notti

Ogni anno Amnesty International denuncia la precaria condizione in cui vivono le popolazioni del Delta in un luogo così irrimediabilmente inquinato, dove i contadini non possono più coltivare, dove non si può più pescare e dove l'aria è inquinata dai fuochi perenni (gas flaring). La continua ricaduta al suolo delle sottilissime polveri combuste del gas flaring ha reso i terreni incoltivabili, inquinato l'acqua dell'intero delta e nelle persone provoca gravi malattie della pelle, problemi respiratori e un rossore permanente agli occhi.

Si calcola che ogni anno, nell'area del Delta, avvengano quasi mille incidenti, piccoli e grandi, legati all'estrazione, o al trasporto del petrolio. Rottura di tubature e di impianti ormai obsoleti, sversamenti di greggio nel terreno, nella foresta o perfino nella acque del Golfo di Guinea durante il trasbordo nelle petroliere. Quasi tre "incidenti" petroliferi al giorno.

Pipeline che corrono a cielo aperto
tagliando in due i villaggi

Ma nulla viene fatto per evitare tutto questo, né da parte del governo che dovrebbe almeno imporre la bonifica dei terreni e delle acque dopo ogni "incidente", e tanto meno nulla viene fatto dalla compagnie petrolifere proprietarie degli impianti, interessate solo ai guadagni. Nessuna manutenzione, oleodotti che corrono a cielo aperto (pipeline) e alla mercé degli agenti atmosferici, della ruggine e della gente che spesso buca le tubature per rubare il petrolio.

Rapporto UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente)
L'UNEP ha impegnato per 14 mesi e un folto team che ha esaminato oltre 200 località, sorvegliato 122 chilometri di oleodotto, compilato oltre 5000 cartelle cliniche, incontrato 23 mila persone, analizzato oltre 4000 campioni di terreno.

Il rapporto evidenzia lo stato di gravissimo inquinamento. Le popolazioni locali bevono acqua contaminate da idrocarburi. Il 60% dei campioni prelevati supera i livelli consentiti.

Quello del Delta del Niger è uno scempio verso la natura e verso l'uomo. L'avidità delle multinazionali e una classe politica corrotta ha consentito decenni di distruzione. È stato l'ennesimo atto di violenza contro l'Africa e contro il suo popolo.

Si sono fatte cose (e si continuano a fare) che nel mondo occidentale non sarebbero mai state possibili. Nessuna legge, nessuna tutela per le popolazioni, nessuna distribuzione degli ingenti introiti dalla concessioni petrolifere, ma solo tanto denaro per pochi.

La Nigeria è l'ottavo esportatore al mondo di petrolio e contemporaneamente il paese dove l'80% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno

Si stima che siano stati riversati, solo per perdite degli oleodotti, oltre 500 milioni di galloni di petrolio nel Delta del Niger (un gallone è circa 5 litri). Gli oleodotti sono stati posizionati tagliando a metà villaggi, lungo i fiumi che fornivano acqua da bere alla popolazione, spesso con materiali scadenti e senza nessuna manutenzione.

Nessun tornaconto economico per le popolazioni coinvolte
Durante la guerra del Biafra (1967-1970) le compagnie petrolifere hanno abbondantemente finanziato il governo e l'esercito federale per mantenere le concessioni e i diritti di estrazione. Nel decennio successivo si è assistito ad una massiccia migrazione delle popolazioni del Delta verso le città più a nord come Benin City nell'Edo State oppure Onitsha nell'Anambra State, o anche verso Lagos che in quegli anni quasi raddoppiò la sua popolazione.

Il popolo del Biafra fu costretto ad abbandonare le sue terre per lasciar posto ai nuovi impianti petroliferi

Le multinazionali straniere, che sono attive in quei luoghi, NON hanno mai assunto personale locale, e anche oggi hanno alle loro dipendenze quasi esclusivamente altri stranieri.

Si dice della Nigeria, un paese ricco di petrolio ma povero di benzina

Il petrolio estratto NON viene raffinato in Nigeria, un paese che non ha mai costruito raffinerie e impianti per la lavorazione del greggio, e quindi tutto ciò che viene estratto è trasportato direttamente nei paesi europei. Le petroliere fanno in continuazione la spola tra il Golfo di Guinea e l'Europa. La Nigeria quindi è costretta ad acquistare i prodotti raffinati come benzina, gasolio e gas direttamente da quelle stesse compagnie che se si portano via il suo petrolio.

Con i proventi del petrolio nessuna opera pubblica è stata fatta a favore delle popolazioni del Delta, strade, scuole, case, acquedotti, ospedali e distretti sanitari, bonifiche, ecc.. Una popolazione completamente abbandonata a se stessa. Un intero popolo che vede la sua ricchezza presa, quasi rubata, da stranieri che in compenso hanno regalato tanto "inquinamento", desolazione e povertà.

Il petrolio della Nigeria arricchisce pochissimi in Nigeria, e questi sono politici corrotti, funzionari governativi, l'esercito e forze dell'ordine, la mafia locale, e quelli che sono già ricchi e che sul petrolio possono fare grandi speculazioni finanziarie come quella di acquistare i diritti di estrazione e di perforazioni per poi rivenderli alle compagnie petrolifere compiacenti.

Un'immensa distesa di depositi di greggio
lungo le coste del Golfo di Guinea

Foundation for Africa, per rendere visibile ad un pubblico sempre più vasto, la nostra campagna sui problemi del Delta del Niger ha creato un apposito sito web dove abbiamo pubblicato foto e video che testimoniano la devastazione della regione, pubblicazioni e articoli, e sarà sempre aggiornato.




Articolo di
Maris Davis

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