01 marzo 2017

Come "aiutare" una ragazza nigeriana che si prostituisce

Riceviamo spesso richieste del tipo "Sono fidanzato, sono innamorato, amico di una ragazza nigeriana che però si prostituisce, vorrei toglierla dalla strada. Cosa posso fare ??"


Una volontà in sé lodevole, ma fate attenzione, e lo diciamo ai tantissimi maschietti italiani che si innamorano di queste ragazze, e alle migliaia di "clienti" più o meno pentiti, che generosamente le aiutano o che sinceramente le vorrebbero aiutare.

Lo dico da ex, (anch'io sono stata una di loro), e lo dico soprattutto per l'esperienza che ho acquisto in questi ultimi anni nella mia attività di mediatrice culturale proprio con le ragazze appena arrivate dalla Nigeria e che ancora non capiscono bene l'italiano.

Premesso che l'obiettivo di ogni ragazza è quello di ottenere i documenti e di pagare il debito, e che quindi, nello stato di "prigionia", "soggezione" e "sottomissione" in cui si trovano per queste ragazze, ogni mezzo è lecito per "prendere" soldi dall'innamorato di turno. Quindi ripeto, fate attenzione. Le delusioni, anche cocenti, sono dietro l'angolo e neanche tanto rare.

Tenete presente anche, che sempre più spesso, sono le stesse mamam e gli stessi sfruttatori che "istruiscono" queste ragazze su come "spennare" i loro "clienti" più "affezionati". Raggiri organizzati, se non truffe vere e proprie.

Regole di base per un vero e corretto aiuto, se si vuole davvero togliere dalla strada queste ragazze
  • La ragazza deve volontariamente farsi ascoltare da un'associazione apposita (Caritas o altro), o centro di ascolto. In ogni città c'è una sede provinciale della Caritas, la quale quasi sempre ha anche un apposito ufficio dedicato ai problemi dell'immigrazione. Caritas e associazioni hanno anche un ufficio legale che può seguire le ragazze per il disbrigo delle pratiche necessarie.
  • La ragazza "deve" accettare il distacco, ovvero vivere in un alloggio protetto senza mai più avere contatti con la sua mamam o i suoi sfruttatori (per un periodo congruo che dipende da come reagisce la ragazza alla nuova condizione di semi-isolamento)
  • Queste ragazze hanno tutte bisogno di documenti in regola, assistenza legale e soprattutto psicologica. Non lasciatevi mai ingannare dal fatto che magari è in attesa di una risposta per l'asilo (per le ragazze nigeriane che arrivano dalla regione di Benin City, stante all'attuale legislazione, è quasi matematico il diniego alla protezione internazionale)
  • Molto bene se una ragazza è disposta anche a denunciare (con atto formale) la sua "sfruttatrice" e i suoi sfruttatori.
Evitate sempre di cercare di aiutare una "ragazza sfruttata" da soli e senza l'aiuto di chi, in questo campo ci lavora da anni. Nel percorso di emancipazione di una ragazza sfruttata rientrano aspetti particolari e specifici che non devono in alcun modo essere sottovalutati come, l'aspetto psicologico, l'aspetto legale (legato allo status di clandestinità), il pericolo degli sfruttatori (ci sono stati casi di ragazze seviziate o addirittura uccise solo perché volevano farsi aiutare).

Ed infine c'è l'aspetto dell'integrazione, come imparare la lingua italiana, l'introduzione al mondo del lavoro (regolare), e quindi all'indipendenza economica della ragazza.

Non si risolve tutto solo con il denaro o con quello di offrire alla ragazza un alloggio (se la ragazza continua a prostituirsi, chi le ha offerto un alloggio rischia seriamente l'accusa di "sfruttamento")


Affidarsi ad Associazioni e Caritas è indispensabile

Ovviamente non tutte le ragazze sono uguali, ognuna ha il suo carattere e le sue paure, ma io diffiderei di quelle che, approfittando dell'innamorato di turno, chiedono in continuazione soldi ma continuano comunque a prostituirsi. Al 100% resterete (prima o poi) "fregati"


A questo proposito rimando ad un articolo che scrissi proprio su questo argomento
"Le nigeriane, croce e delizia degli italiani"


Un'altra lettura molto interessante è la storia di un italiano, ex-cliente di una ragazza nigeriana, che di quell'esperienza ha scritto un libro "Quell'africana che non parla nemmeno bene l'italiano". Oggi quel ragazzo, che si chiama Alberto Mossino, e quella ragazza nigeriana hanno fondato il Piam Onlus Asti una associazione per ragazze sfruttate.

Questo è un articolo informativo di base, solo regole preventive per evitare delusioni personali. Non pretende di essere la "regola assoluta", ma è solo un modo per indicare la via più corretta.
Per altre informazioni più personali scriveteci al seguente indirizzo e-mail


> foundation4africa@marisdavis.com <

Indicare sempre la vostra città, l'eventuale recapito telefonico della ragazza che ci state segnalando (se necessario la contatteremo di persona), il suo status "giuridico" attuale (se senza documenti, o in attesa di esito della domanda per eventuale asilo politico, ecc.. ) ed altre informazioni utili


Parlo di me (Senza paura)
Edizione 2017
(ovvero la mia storia personale)




Articolo a cura di
Maris Davis

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