18 febbraio 2016

Senato, rapporto sui CIE in Italia. Diritti Umani violati

La Commissione Diritti Umani del Senato evidenzia diverse criticità, dagli hotspot ai CIE, dalle identificazioni all'andamento sui respingimenti. Il rapporto evidenzia inoltre gravi violazioni dei diritti umani nei Centri di Identificazione, lungaggini nelle pratiche per il riconoscimento dell'asilo. Il quadro che ne esce del sistema dell'accoglienza in Italia non è lusinghiero.

Gli hotspot per la registrazione dei migranti che sbarcano in Italia sono un fallimento. Istituiti per ordine della Commissione europea, a cinque mesi dal loro debutto non garantiscono il ricollocamento dei profughi né il rimpatrio degli stranieri che non possono chiedere l'asilo politico. Anzi, aumentano il numero degli immigrati irregolari.

La denuncia della Commissione per i diritti umani del Senato è limpida e per la prima volta tocca il sistema dei centri per l'identificazione immediata (hotspot) dei profughi, che arrivano sulle coste italiane. Per il momento sono tre: Lampedusa, Pozzallo e Trapani. "Entro la fine di febbraio sarà operativo anche quello di Taranto".

Deficitari anche i dati sul ricollocamento dei profughi, anche questo un importante punto dell'agenda migranti dell'Unione Europea. Soltanto 279 dei 4.597 migranti arrivati e identificati a Lampedusa dal 1 settembre 2015 hanno già lasciato l'Italia per chiedere asilo altrove in Europa, 198 sono in attesa di partire mentre 86 hanno appena avviato la procedura. Numeri risibili se paragonati alle decine di migliaia di profughi che secondo la stessa Unione Europe dovevano trovare rifugio in un paese europeo dopo lo sbarco in Italia.

"L'unico risultato tangibile degli hotspot è l'aumento di stranieri con in mano un decreto di respingimento differito del Questore che intima di lasciare l'Italia entro 7 giorni e che invece rimangono sul territorio. Migranti irregolari che al 100% spariranno"

Stesso tenore sui rimpatri. Solo il 52% degli stranieri presenti nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE) sono effettivamente tornati a casa. Si tratta di circa 2.600 persone in un anno, a fronte delle 153mila sbarcate nel 2015.

Numeri insufficienti anche secondo il presidente consiglio Matteo Renzi. "Tra i Paesi europei l'Italia è quello che ha fatto più rimpatri eppure è opinione condivisa che non siano sufficienti", lo ha dichiarato proprio in Senato parlando di immigrazione e chiedendo ancora una volta "un diritto unico d'asilo nell'Unione Europea"

Il rapporto punta il dito anche sulla modalità di identificazione negli hotspot che "desta preoccupazione". "I migranti ancora sotto choc per il viaggio vengono sottoposti a un questionario veloce che deve decidere in pochi minuti il destino di queste persone, richiedenti asilo o persone da rimpatriare". Si parla senza mezzi termini di "esame sommario e superficiale che non tutela pienamente il diritto a chiedere una eventuale protezione internazionale"

La Commissione per i diritti umani del Senato chiede al governo di fare delle "rimostranze presso l'Unione europea, e favorire la revisione del Trattato di Dublino". Una richiesta che riceve lo stop proprio in queste ore delle stesse istituzioni europee, "il trattato sull'asilo è escluso che possa diventare un nuovo tema poiché non ci sarebbe niente di peggio che aprire nuovi cantieri"

I migranti devono rimanere alcune ore senza poter uscire per poi essere inviati ai centri di accoglienza. Per ora la quota di profughi identificati con le impronte digitali sono l'80%. Il 20% mancante è imputabile a problemi tecnici ma anche al fatto che numerosi richiedenti asilo rifiutano la registrazione per non rimanere in Italia. È il caso dei 184 eritrei attualmente a Lampedusa. "La soluzione è l'aumento della presenza delle associazioni umanitarie negli hotspot e la presenza di mediatori culturali che parlino più delle 4 lingue attualmente garantite nei centri"

Riconoscere le vittime della tratta. Necessaria la presenza di mediatori culturali e di associazioni che si occupano di vittime di tratta per il riconoscimento dei casi di minori, donne e ragazze in palese stato di schiavitù o sottomissione. In questo senso resta grave e drammatica la situazione delle donne e delle ragazze nigeriane che passano prima attraverso gli hotspot e poi attraverso i Centri di accoglienza, ma che finiscono comunque nelle mani della mafia nigeriana che le avvia al mercato della prostituzione. Sono state oltre cinquemila le nigeriane arrivate in Italia via mare nel 2015, ma solo per un centinaio di loro è stato riconosciuto lo "status di protezione sociale" (Art. 18)

Centri di Identificazione ed Espulsione. "L'Unione europea deve prendersi le sue responsabilità aprendo corridoi umanitari e stringendo rapporti bi-laterali per il rimpatrio di coloro che hanno diritto all'asilo"

Il dossier della commissione diritti umani del Senato considera i CIE "Luoghi orribili, aumentati di numero a causa dell'ondata di profughi". Oggi sono sei i CIE funzionanti (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Crotone, Roma e Torino) per un totale di 720 posti.

Molte volte si tratta di persone che da molti anni vivono insieme alle loro famiglie in Italia, e non hanno più alcun legame con i loro paesi di origine. Stranieri nati e cresciuti in Italia ma non regolari perché non studiano o non hanno un contratto di lavoro, o che non sono riusciti a rinnovare il permesso di soggiorno entro 12 mesi perché hanno perso il lavoro. Richiedenti asilo che hanno potuto formalizzare la propria domanda solo dopo avere ricevuto un provvedimento di espulsione.

Solo il 52% dei 5.242 transitati nei centri è stato effettivamente espulso, la metà quasi esatta, ma in generale si denuncia "la difficoltà del nostro paese a eseguire rimpatri oltre che l'inefficacia dell'intero sistema di trattenimento ed espulsione, che spesso comprende stranieri non rimpatriabili per mancanza di accordi bi-laterali o perché apolidi, o anche migranti cresciuti in Italia e diventati irregolari dopo il 18º anno di età"

"L'Italia tollera all'interno del proprio territorio e del proprio sistema istituzionale che vi siano luoghi così orribili come i CIE. Costruiamo recinti e mettiamo il filo spinato laddove dovremmo invece elaborare strategie razionali e intelligenti per l'accoglienza"

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