22 gennaio 2015

Grandi disuguaglianze e minacce globali

 World Economic Forum, Davis 2015
È in corso in Svizzera, nel Cantone dei Grigioni, tra lo scenario innevato di Davos il classico appuntamento per pochi dove però si parla del destino di tutti. Al World Economic Forum si parlerà dei temi più urgenti del pianeta, ovvero la crescita economica, lo sviluppo sociale e la difesa delle numerose minacce globali.

Tra le dieci minacce globali per il genere umano, tre vengono proprio dall'ambiente:

  • Acqua, una risorsa ormai ai limiti. Almeno metà della popolazione mondiale vi ha accesso in modo limitato, fortemente limitato o addirittura non vi ha accesso. Un diritto che nell'Africa sub-sahariana è negato a una persona su quattro - leggi -
  • Riscaldamento globale, un fenomeno già in atto che provoca la desertificazione sempre maggiore di aree produttive e l'innalzamento del livello dei mari. Il 2014 è stato l'anno più caldo di sempre.
  • Biodiversità. L'agricoltura già rappresenta mediamente il 70% del fabbisogno globale complessivo, e secondo i dati della Banca Mondiale la produzione di cibo dovrà aumentare del 50% entro il 2030 per stare al passo con la crescita della popolazione e delle mutate esigenze alimentari.
Ma le "minacce per il genere umano", come vengono definite dal Rapporto Oxfam sulle disuguaglianze, pubblicato proprio in occasione del Forum di Davos, potrebbero passare in secondo piano o comunque non essere la priorità a causa dei conflitti in atto in molti paesi e alle tensioni sociali in atto nel mondo. Gli attentati di Parigi, il conflitto in Siria e lo Stato Islamico, e i conflitti in atto nell'Africa sono solo esempi.

Le élite economiche mondiali agiscono sulle classi dirigenti e politiche per truccare le regole del gioco economico, erodendo il funzionamento delle istituzioni democratiche e generando un mondo dove 85 super ricchi possiedono l'equivalente di quanto detenuto dalla metà della popolazione mondiale.

L'estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implica un progressivo indebolimento dei processi democratici. Gli interessi dei ceti più abbienti piegano la politica a spese della stragrande maggioranza della popolazione mondiale.

Una situazione che riguarda i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo, dove l'opinione pubblica ha sempre più consapevolezza della concentrazione di  potere e di privilegi solo nella mani di pochissimi.

In Africa le grandi multinazionali, in particolare quelle dell'industria mineraria ed estrattiva sfruttano la propria influenza sui governi per evitare l'imposizione fiscale e di royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che potrebbero essere utilizzate a favore della popolazione povera.

Sempre in Africa le multinazionali del settore agricolo attuano inoltre, con la complicità dei governi, una vera e propria occupazione dei territori a discapito delle popolazioni locali che si vedono così impedire la possibilità di produrre reddito attraverso coltivazioni tradizionali.

In India il numero dei miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di politiche fiscali altamente regressive, mentre è tra gli ultimi paesi del mondo se si analizza l'accesso globale all'alimentazione sana e nutriente.

Negli Stati Uniti, nonostante la crisi di questi anni, l'1% della popolazione si è vista raddoppiata la propria ricchezza, mentre il 50% della classe media si è impoverita.

Anche in Italia il divario tra i ricchi e i poveri si è accentuato con il progressivo impoverimento della classe media e il conseguente arricchimento di poche famiglie che già erano ricche. Il 10% della popolazione italiana detiene il 50% della ricchezza, e proprio l'Italia è il paese europeo dove il divario tra i ricchi e i poveri è più accentuato.

Viviamo in un mondo nel quale le élite che detengono il potere economico hanno ampie opportunità di influenzare i processi politici, rafforzando così un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto del mondo si spartisce le briciole.

Un sistema che si perpetua perché gli individui più ricchi hanno accesso a migliori opportunità educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali più vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi possano durare nel tempo a loro vantaggio.

Dall'inizio degli anni '70 in 29 paesi su 30 la tassazione per i più ricchi è diminuita. In molti paesi i ricchi non solo guadagnano di più, ma pagano anche meno tasse. Tutto ciò ha contribuito a creare una situazione in cui l'1% delle famiglie del mondo possiede il 46% della ricchezza globale (110.000 miliardi di dollari).

Negli ultimi anni il tema della disuguaglianza è entrato con forza nell'agenda globale. La disuguaglianza provoca tensioni sociali e minaccia la sicurezza su scala mondiale, è quindi necessario che i "grandi" riuniti a Davos prendano decisioni coraggiose:
  • Sostenere la tassazione progressiva e contrastare l'evasione fiscale.
  • Astenersi dall'utilizzare la propria ricchezza per ottenere favori politici (lotta alla corruzione) che minano la volontà democratica delle popolazioni.
  • Rendere pubblici tutti gli investimenti nelle aziende e nei fondi che controllano le multinazionali.
  • Esigere che i governi utilizzino le entrate fiscali per fornire assistenza sanitaria, istruzione e previdenza sociale.
  • Adottare politiche salariali dignitose e contrastare con forza lo sfruttamento lavorativo e la schiavitù.
I numeri della disuguaglianza
  • Circa la metà della ricchezza mondiale è detenuta dell'1% della popolazione.
  • Il reddito dell'1% dei ricchi del mondo ammonta a 110.000 miliardi di dollari, 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del mondo.
  • Il reddito di 85 super ricchi equivale a quello della metà della popolazione mondiale.
  • 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza economica è aumentata negli ultimi 30 anni.
  • Negli USA, l'1% dei ricchi ha intercettato il 95% delle risorse a disposizione dopo la crisi finanziaria del 2009, mentre il 90% della popolazione si impoverito.
  • Ovunque gli individui più ricchi e le multinazionali nascondono migliaia di dollari al fisco in una rete di "paradisi fiscali" in tutto il mondo. Si stima che almeno 21.000 miliardi di dollari "non siano registrati" e siano "nascosti" alla fiscalità.
  • In Europa la politica di austerity è stata imposta alle classi povere e alle classi medie a causa dell'enorme pressione dei mercati finanziari (i casi Grecia, Spagna, Portogallo e parzialmente Italia sono emblematici). Al contrario i ricchi investitori hanno beneficiato del salvataggio statale delle istituzioni finanziarie (banche in primis).
  • In Africa le grandi multinazionali del petrolio, dell'industria mineraria e quelle agricole sfruttano la propria influenza economica per ottenere dai governi agevolazioni e per evitare l'imposizione di tasse, riducendo così la disponibilità di risorse finanziarie che potrebbero essere utilizzate a favore delle popolazioni più povere.
"I ricchi dovrebbero vivere più semplicemente affinché i poveri possano semplicemente vivere" .. (Ghandi)

Fonti e dati di questo articolo sono state desunte dal Rapporto Oxfam "Working for the Few"

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