27 gennaio 2012

27 Gennaio. Giornata della Memoria, per non dimenticare

ITALIA. Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita dal Parlamento italiano con legge n. 211 del 20 luglio 2000. L'Italia ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.


Il testo dell'articolo 1 della legge definisce così le finalità del Giorno della Memoria"La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati"

ORIGINE. La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (maggiormente nota con il suo nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista.


Il 27 gennaio il ricordo della Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebreo, è celebrato anche da molte altre nazioni, tra cui la Germania e la Gran Bretagna, così come dall'ONU, in seguito alla risoluzione 60/7 del 1º novembre 2005. In realtà i sovietici erano già arrivati precedentemente a liberare dei campi, Chełmno e Bełżec, ma questi campi detti più comunemente di "annientamento" erano vere e proprie fabbriche di morte dove i prigionieri e i deportati venivano immediatamente gasati, salvando solo pochi "sonderkommando", che in italiano vuol dire unità speciale.


Tuttavia l'apertura dei cancelli ad Auschwitz, dove 10-15 giorni prima i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con sé in una "marcia della morte" tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono durante la marcia stessa, mostrò al mondo non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento del lager.

In Italia, sono ufficialmente più di 400 le persone insignite dell'alta onorificenza dei Giusti tra le Nazioni per il loro impegno a favore degli ebrei perseguitati durante l'Olocausto.
Foto scattata da un militare americano nel cortile pieno di cadaveri del campo di concentramento della Gestapo di Dora-Mittelbau il 12 aprile 1945
I Numeri esatti dell'Olocausto sono ancora oggetto di studi e ricerche ma oggi, a distanza di 70 anni, è comunque possibile avere un'idea abbastanza precisa sul numero delle vittime
Ebrei circa 6 milioni
Prigionieri di guerra sovietici Tra i 2 e i 3 milioni
Polacchi non ebrei 1,8 - 2 milioni
Rom e Cinti Tra i 220 mila e i 500 mila
Disabili circa 250 mila
Pentecostali e altre confessioni cristiane circa mezzo milione
Massoni tra gli 80 mila e i 200 mila
Omosessuali più di 10.000
testimoni di Geova circa 5.000
Dissidenti politici tra un milione e un milione e mezzo
Slavi tra 1 milione e 2,5 milioni
TOTALE tra i 12 milioni e i
17 milioni di vittime

Una Canzone per Ricordare (Nomadi - Auschwitz)


ALTRI OLACAUSTI. Una lista incompleta degli ultimi genocidi, stermini e olocausti:
  • Arcipelago Gulag (la repressione degli oppositori in Unione Sovietica).
  • Le vittime italiane dei lager di Tito.
  • Lo sterminio degli Armeni (1915-1918). In un congresso segreto dei "Giovani Turchi", tenutosi a Salonicco nel 1911, fu deciso di sopprimere totalmente gli armeni residenti in Turchia. L'occasione per realizzare questo piano di sterminio si presentò con lo scoppio del Primo Conflitto Mondiale allorquando le potenze europee, impegnate nella guerra, non potevano interferire nelle faccende interne della Turchia. Si calcola che i morti furono più di un milione e 500 mila.
  • Il dramma dei Curdi, un popolo dimenticato.
  • Tibet (repressione cinese in Tibet).
  • Il genocidio degli Indiani d' America.
  • Cambogia (Pol Pot, i khmer rossi e il genocidio dei cambogiani). Tra il 1975 e il 1979 un quarto della popolazione della Cambogia è stata uccisa da carestia, lavoro forzato, esecuzioni e torture, prima del rovesciamento del regime da parte dell'invasione vietnamita. Si calcola che le vittime furono più di 3 milioni, la Cambogia era tornata all'età della pietra, e per la follìa di quel regime furono distrutte le case, strade, fabbriche, era abolito ogni genere di consumo, perfino l'elettricità e ogni mezzo di trasporto e di comunicazione. Il primo reporter a documentare l'eccidio fu il giornalista italiano Tiziano Terzani.
  • Rwanda (eccidio tra Utsi e Utu). Dal 6 aprile 1994 al 16 luglio 1994 vennero MASSACRATE sistematicamente (a colpi di armi da fuoco, machete e bastoni chiodati) tra 800.000 e 1.100.000 persone (Uomini, Donne e Bambini).
  • Australia (genocidio degli aborigeni per la conquista delle terre).
  • Sudan e la guerra infinita del Darfur. Il conflitto che sembrava avere una fine nel 2011 ed invece ancora in atto. Oltre 400.000 civili morti a causa di malattie e carestie, 300.000 morti a causa di "violenza e malattia" e 2.000.000 sfollati (Stima delle Nazioni Unite), 450.000 sfollati (sudanesi Stima).
  • Ucraina (Voci dal silenzio di uno sterminio all'epoca della Russia comunista).
  • Stato Islamico l'ONU ha reso noto un "report" sulle atrocità commesse nel così detto "Stato Islamico", 19.000 persone massacrate tra il 2014 e il 2015, sono soprattutto yazidi e cristiani, migliaia i "bambini soldato", migliaia le donne rese "schiave", e poi stupri di massa, distruzione di patrimoni storici e artistici. Per ciò che sta accadendo nello Stato Islamico e per quello che sta accadendo da sei anni nella mia Nigeria, le Nazioni Unite solo ora stanno parlando di "genocidio".
Leggere anche

Si deve considerare olocausto anche l'infinita guerra tra Israele e Palestina, l'eccidio di migliaia di cristiani nel nord Nigeria, la guerra di religione dei Talebani portata avanti a partire dall'Afghanistan, poi in Iraq, attualmente in Somalia e in molte altre parti del mondo.

NEGAZIONISMO. Se all'inizio il negazionismo è stato il tentativo di "negare" la Shoa con argomentazioni di carattere storico, attualmente, vista l'impossibilità di sostenere queste tesi assurde non più sostenibili dal punto di vista delle fonti (troppe testimonianze, fonti storiche e documentazioni a discapito), si è passati a negare l'evidenza apertamente, e a questo punto è solo un problema politico.

Intere nazioni come l'Iran di Mahmud Ahmadinejad e in un certo senso anche il Venezuela di Chavez, gruppi di ispirazione neo-nazista e para-fascista, sempre più siti internet e gruppi facebook, partiti politici di estrema destra con un sempre crescente seguito popolare (per esempio in Austria, Olanda e Ungheria dove alle ultime elezioni politiche hanno ottenuto più del 7% dei voti entrando così in parlamento). In Italia episodi significativi (anche ultimamente) dove emeriti professori (vedi Antonio Caracciolo e Claudio Moffa) tentano di spiegare che la Shoa è solo un'invenzione, magari spiegando che erano semplicemente dei prigionieri di guerra, oppure insegnanti che fanno cantare "Facetta nera" ai bambini delle elementari con la scusa di insegnare musica.

Se nel mondo le nazioni giustificano il negazionismo per evidenti contrasti con lo Stato di Israele, in Europa il problema è ben più serio in quanto è una cultura che si sta sempre più radicando nelle nuove generazioni che hanno vissuto sempre in un periodo di pace, non hanno vissuto la guerra vera e propria prima, né poi la guerra fredda. Infatti mai nella millenaria storia Europea non c'è stato un così prolungato periodo di pace tra le nazioni.

La Giornata della Memoria è essenziale per ricordare, ma ormai non basta più ed è necessario creare strumenti (anche legislativi) che condannino (non solo a parole, ma anche penalmente) il negazionismo

Playlist Video "La Shoah e l'Olocausto"
Contiene un documentario di 5 video sul Campo di Concentramento di Auschwitz



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Articolo di
Questo articolo è stato rivisto e corretto in data 26 gennaio 2016

5 commenti:

  1. Più che un commento ....... vorrei mettere qui un racconto, scritto dalla mia amica Daniela Micheli circa 4 anni fa . Parla in prima persona , ma non è ebrea , non è neanche credente , ma è una Grande donna che ha attinto l'inchiostro per scrivere questo racconto direttamente dalla sua amima!
    DNon posso metterlo direttamente ...... è troppo lungo , lo metto nella bacheca di Maris ...... pensateci Voi a trasferirlo qui!!!!!
    grazie

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  2. Racconto scritto da Daniela Micheli .. Non si salutano. Qui non ci si saluta mai. Deve essere una delle abitudini del luogo, e dà una sensazione di vuoto anche se siamo in tante, ammassate in questa sporcizia dalla uniforme tonalità di grigio.
    Io lo so che è una delle abitudini di questo posto e non delle persone che lo occupano, perché tanti di questi fantasmi io li conosco e non erano così taciturni e indifferenti. Tempo fa, abitavano con me e tante altre anime dietro un muro, assieme a me lottavano per sopravvivere e con me sono arrivati alla nostra nuova residenza stamattina, stipati come bestie dentro camion odoranti di carne già cadavere e gli occhi accecati dal ricordo dei morti lasciati sul selciato a diventare liquame per le fogne.
    Ora mi ritrovo a pensare che, in previsione di questo viaggio, ci avevano abituati agli spazi ristretti senza luce ed aria e che tutto questo fa parte di un progetto del quale mi è sconosciuto il senso. Mi ricordo quando iniziarono a costruire i muri dentro la città e ci imposero di non varcarne mai i confini se non provvisti di permesso di lavoro ed anche per quelle uscite le regole erano ferree e la punizione di piombo.
    Da tempo erano iniziati i lavori di congiungimento delle nostre case ed era strano osservare nell’unire i muri in un unico, lungo serpente di mattoni, come avessero cura di escludere ogni giardino, ogni prato da quello che sarebbe stato, mesi dopo, il nostro ghetto.
    Una città nella città.
    I più fortunati erano riusciti a salvare un albero ed era un privilegio che i proprietari impararono a sfruttare, chiedendo qualche cosa in cambio per sedersi all’ombra, generalmente un pezzo di pane perché i crampi della fame erano sempre in agguato e mai si placavano.
    Gli affamati aumentavano di giorno in giorno e anche quelli di noi più orgogliosi furono costretti a scendere nelle strade a scambiare i loro oggetti più preziosi con il pane.
    Io ero una ragazza fortunata perché mio padre era stato beneficiato del permesso di lavoro nella fabbrica: ogni mattina all’alba lui si incolonnava assieme agli altri fortunati e si recava fuori le mura, sfilando dentro ad un tunnel di fucili spianati e pronti a sparare contro chiunque osasse fare un passo diverso e fuori dalla fila; a volte, quando rientrava, estraeva una pagnotta nera da sotto la giacca ed era una festa, anche se mia madre piangeva mentre divideva il pane in pezzi che parevano enormi ma che, una volta terminati, avevano solamente riempito un angolino della nostra immensa fame.
    Mio padre ci raccontava che si era fatto un amico, un controllore polacco che lo aveva preso in simpatia e, quando poteva, gli passava di nascosto il pane, consapevole che se lo avessero scoperto avrebbe rischiato grosso.
    Credo che fu grazie a quel signore polacco se io e mia madre ora siamo qui e non siamo morte di fame come quelli restati a vermificare per le strade del ghetto.
    Mio padre lo abbiamo visto ieri mattina per l’ultima volta poi ci hanno divisi: lui con gli altri uomini, io e mia madre con le donne ed i bambini. Treni diversi, destinazioni ignote.
    .. continua nel prossimo commento

    RispondiElimina
  3. .. continua dal precedente commento
    Quanti bambini sul nostro treno… alcuni neonati sono morti per gli stenti delle loro madri; io e la mia lo abbiamo capito dal pianto di dolore delle donne che chiamavano disperate i loro piccini scuotendoli e ricevendo in risposta solo le grida di dolore dalle madri che ancora vedevano nei loro bambini un alito di vita.
    Io e mia madre ci siamo tenute abbracciate tutto il viaggio, cercando di non udire i gemiti, i lamenti e le invocazioni; ci siamo dette che in fin dei conti siamo fortunate perché siamo ancora assieme e vive, e che i nostri occhi non avrebbero certamente potuto vedere più orrore di quanto già impresso per sempre nella nostra memoria.
    Ci hanno fatto scendere dal treno dopo non so più quanto tempo, a spintoni e urla ci hanno fatto entrare, assieme alle altre, in uno stanzone enorme: qui erano già altre donne ed altri bambini, tante persone, ma non c’era confusione di voci alte, solo brusii leggeri e parole sussurrate piano.
    Nessuno ci ha salutate. Nessuno ha salutato nessuno.
    Una di loro ci ha indicato due tavoloni di legno con materassi lerci e consunti in un angolo scuro e sporco; abbiamo obbedito e la donna ci ha detto di non protestare e di tacere sempre, qualsiasi cosa fosse successa sarebbe stato meglio non fare sentire la nostra voce.
    Ci ha anche consegnato una cartolina con un panorama di montagne che non riconosco, assieme alla raccomandazione di scriverla subito e spedirla ai nostri parenti per rassicurarli che siamo arrivate al campo lavoro e che tutto sarebbe andato per il meglio.
    Io e mamma non sappiamo a chi indirizzarla perché dei nostri parenti non abbiamo più notizie da molto tempo; decidiamo allora di spedirla alla signora Schicklgruber che ci ha sempre aiutate quando poteva e siamo certe che è preoccupata della nostra sorte.
    Nel nostro angolo c’è una finestra con le sbarre che dà su un cortile di ghiaia: qui, incolonnate, parecchie donne che tengono per mano i loro bambini, si dirigono verso uno stabilimento che sulla facciata riporta la stella che da tempo ci decora le vesti e dal nostro punto di osservazione privilegiato, io e mia madre riusciamo a vedere anche una tenda davanti al portone d’ingresso; è simile al tendaggio che avevamo all’ingresso della nostra sinagoga ed anche la frase è la stessa: “Questa è la porta per la quale entrano i giusti”.
    Con i loro cani lupo di fianco, i tedeschi ridono mentre spintonano le donne ed i bambini nel portone; non capisco quello che dicono; anche se il mio tedesco alla scuola era sempre stato lodato non riesco ora ad afferrare tutte le parole che pronunciano, ma percepisco tutto lo scherno e la cattiveria attraverso il vetro sbeccato e mancante in diversi punti, prima delle sbarre arrugginite.
    Sentiamo una nenia risuonare nella sala e ci scostiamo dalla finestra, unendoci alla preghiera.
    Io e mia madre non chiediamo nulla, seguiamo il consiglio della donna che ci ha dato la cartolina, ma siamo stupite dell’ora insolita in cui viene intonato il Kaddish, così come del fatto che ad intonarlo sia una del nostro stesso sesso.
    Ci ritroviamo a rispondere assieme alle altre donne Yeè Shemè Rabbà Mevarach fino a che un grido di gioia ci interrompe: è una ragazzina, con due enormi e affamati occhi neri sul volto scavato, che indica fuori dalle finestre sbarrate la neve che ha iniziato ad imbiancare il cortile.
    Per un attimo dimentichiamo dove ci troviamo ed osserviamo in silenzio la magia che scende dal cielo.
    Il turbinio di fiocchi si posa a terra e, immediatamente, si colora di nero: è come se una cenere si mescolasse al ghiaccio facendone poltiglia lordata.
    Sporca come gli abiti che indossiamo, come i letti che abitiamo, come gli occhi avari di speranza che non vogliamo chiudere.
    Sorrido nel pensare che come tutto ciò che vedo qui, anche la neve è sporca.

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  4. Grazie. Mi onora essere qua sopra. Un abbraccio.

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Ci è sempre gradito un tuo commento. Grazie

In Nigeria non si può più essere cristiani

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